Buongiorno lettori, oggi vogliamo aprire una parentesi dedicata a piccoli episodi di vita quotidiana: spesso, infatti, i nostri cari e fedeli clienti cercano risposte oltre che conforto nelle parole delle nostre esperte, disponibili ed empatiche collaboratrici e nella loro tempestiva capacità di trovare soluzioni e propensione ad elargire consigli per garantire il benessere della persona che si è affidata a noi. Per questo motivo, oggi vogliamo trattare di una patologia che ha colpito alcuni tra i nostri pazienti, sostenendo quanto sia estremamente essenziale coglierne i primi sintomi, non sottovalutare la problematica ed agire con prontezza, dal momento che oggigiorno vengono proposti anche rimedi conservativi, oltre che chirurgici in casi piuttosto complicati ed estremi: la Rizoartrosi.
Partiamo con l’esplicitare cosa sia la Rizoartrosi, le sue modalità di manifestazione, precisando che noi possiamo intervenire quando si tratta di optare per un intervento conservativo, per esempio per l’inserimento di un tutore esterno che possa agire sulla mobilità del pollice (la zona interessata) per limitarne il più possibile i movimenti e, di conseguenza, il dolore.
Effettivamente tale patologia colpisce le mani, soprattutto quelle dei nostri cari nonni, dei nostri clienti che si trovano in un’età più avanzata, principalmente intacca la zona in cui è situato il pollice ovvero l’articolazione trapezio-metacarpale, in cui è localizzato questo dolore persistente e continuo, in particolare al movimento dello stesso, ma percepibile anche in un momento di staticità. Ogni attività, anche quella che può essere considerata un’azione semplice e banale come per esempio aprire la porta della propria casa girando la chiave all’interno della serratura o tentare di aprire una bottiglia d’acqua, causa dolore e vengono riscontrate difficoltà.
Tutti quei gesti apparentemente spontanei nella loro naturalezza possono causare un logoramento della cartilagine, tutti quelle movenze, dinamiche o meno, che implicano una serie di successioni dei medesimi movimenti possono comportare l’usura graduale (o talvolta improvvisa) della cartilagine.
La base del primo metacarpo costituisce una delle parti del corpo maggiormente utilizzata, se prestiamo attenzione alle nostre seppure minimali attività giornaliere e se riflettiamo estrapolandole dalla loro mera autenticità e dalla loro disinvoltura, possiamo notare quanto siano costantemente in esecuzione, quanto siano incessantemente impegnate le nostre mani. Oltre a quel lancinante e progressivo dolore alla base del pollice, un’altra caratteristica sintomatica che può apparire con lo scorrere del tempo è una tumefazione proprio in quella base. Con il termine tumefazione si intende il gonfiore della parte interessata, tale gonfiore viene determinato dal fatto che, a furia di logorarsi, la base tende a scivolare non trovando più il corretto appoggio e riscontrando l’iperplasia del tessuto connettivo.
Come fare per evitare un peggioramento della patologia, trovandosi nello status iniziale della stessa, considerando che sarebbe alquanto pretenzioso propendere per un mero inutilizzo delle mani stando fermi? E’ una pratica che in mancanza di un elemento estraneo e solo in “autogestione” non può essere duratura. E come possiamo essere utili noi di OTR Ortopedia? Noi saremo presenti nella fase preventiva e possiamo esserlo anche nell’opzione “terapia conservativa” e non invasiva. Più precisamente noi possiamo offrire dei tutori, ottimizzati in relazione allo stadio ed al livello che la patologia ha raggiunto: i nostri tutori consentono stabilizzazione nonché ordinaria funzionalità della mano, è da utilizzare in primis nel corso della giornata, per essere da supporto alla cartilagine in via di usura e consentire un ritardo nel processo di cambiamento della stessa, un aiuto concreto e pratico nelle attività meccaniche e manuali e un supporto nel consentire un certo sollievo al dolore provocato, il gonfiore, in generale l’infiammazione che è stata generata, accompagnati quindi dall’assunzione di antinfiammatori.
Un esame radiologico darà la possibilità di confermare la diagnosi di Rizoartrosi, talvolta le limitazioni a livello di mobilità e le risoluzioni precedentemente elencati non bastano per ammortizzare il peggioramento, per questo ci si rivolge agli specialisti, che terranno in considerazione un altro trattamento optando per le infiltrazioni locali o per delle tecniche chirurgiche.
In ambito chirurgico, ecco gli interventi più frequenti nella risoluzione del problema:
- artroplastica: essa consta nella totale ricostruzione dell’articolazione attraverso di protesi;
- artrodesi: si tratta dell’unione in modo tecnico delle ossa articolari trapezio e primo metacarpo, al fine di riportarli allo status iniziale;
- artroscopia: con quetsa oeprazione intendiamo l’asportazione di una sezione dell’osso carpale trapezio;
- asportazione del solo trapezio ed inserimento di spaziatori in Pirocarbonio o altri materiali sintetici (cos’è il Pirocarbonio e perché viene utilizzato proprio questo materiale? Esso è il materiale maggiormente utilizzato, insieme al silicone, per la ricostruzione di impianti protesici creati esclusivamente per le articolazioni della mano, è un materiale inattivo, biocompatibile, quindi non genera alcune conseguenze negative entrando in contatto con l’organismo umano, possiede una certa elasticità simile a quella caratterizzante la cartilagine, disone di un elevato livello di resistenza all’usura;
- trapeziectomia o emitrapeziectomia più artroplastica con tenosospensione: rimozione totale o parziale del trapezio e frapposizione di uno spaziatore derivante da un tendine affine arrotolato.